24 marzo 2013

Gli amanti passeggeri, andare oltre la commedia


Inauguro questo blog parlando del nuovo film di Pedro Almodovar, Gli amanti passeggeri.
Partiamo dal dire che Pedro Almodovar nella sua lunga carriera è riuscito a spaziare dalla commedia spagnola più dissacrante alla più drammatica narrazione cinematografica sempre con grande maestria e sempre con il supporto di attori, più o meno conosciuti nel nostro paese, all’altezza della situazione.
Ora, nel 2013, ritorna alla commedia, non lo faceva da 10 anni con il grottesco Kika-un corpo in prestito, che certo non si può paragonare a questa pellicola.
Ma c’è da dire una cosa su questo film, dice molte cose e tratta argomenti importanti lasciando però che sia lo spettatore a rendersene conto e ovviamente la maggior parte degli spettatori non si rende conto di nulla, questa è la mia impressione sentendo parlare il pubblico.
Analizzando il film innanzitutto c’è una forte componente omosessuale, sempre presente nei film di Almodovar ma questa volta il regista stupisce perché tratta l’argomento con estrema ironia e naturalezza, Almodovar è solito trattare il tema dell’omosessualità con estrema naturalezza ma questa volta riesce a farlo con particolare frivolezza.
I tre simpaticissimi stewards dell’aereo sono tre personaggi omosessuali che non negano per nulla la loro condizione ai passeggeri e già questo dice molto del film e del messaggio che io credo il regista intenda evidenziare e la cosa per noi italiani sconvolgente e inconcepibile è che i passeggeri stessi non vivono con imbarazzo l’omosessualità dello staff dell’aereo, neanche l’identità sessuale dei piloti sconvolge nessuno, ecco che il pubblico meno colto e che pensava di vedere un Almodovar ai livelli di Donne sull’orlo di una crisi di nervi non capisce, ma vede il tutto come una esagerazione registica per estremizzare il carattere frivolo del personaggio gay, ride in sala perché pensa che il frocio in questione sia una macchietta e non il personaggio di base del film.
Ma il problema fondamentale è che il pubblico secondo me non va oltre di un minimo neanche rispetto agli altri personaggi del film, non si sofferma sul padre che non ha contatti con la figlia da anni e che poi alla fine non rinuncia a voler incontrare nonostante i suoi problemi con la legge, non si sofferma sul cecchino in crisi perché deve compiere una azione che il suo codice etico gli impedisce di svolgere e da cecchino si trasforma quasi in salvatore o sulla relazione che si instaura tra uno steward, un pilota e la famiglia del pilota o sulla storia del passeggero legato al mondo dello spettacolo  che colleziona donne e che non si rende conto fino alla fine di quanto possano essere fragili le donne che conquista.
Io ho apprezzato il film proprio perché ho dato questa lettura del film, non ho visto un film semplicemente divertente e basta ma dietro ai personaggi e alle loro storie solo accennate ho visto un mondo di sentimenti, di cose non dette e di relazioni forti.
La parte frivola e del sesso facile certamente è presente ma se Pedro Almodovar torna a fare una commedia è assolutamente normale sia così se no non sarebbe lui, regista capace, intelligente e pungente nel modo giusto al momento giusto.
Non si può certo gridare al capolavoro ma insomma questo film per gli appassionati della commedia di Almodovar credo sia da vedere.
Una nota negativa è sicuramente che il pubblico in una sala piena era mediamente di mezza età, gli under 35 si contavano sulla dita di una mano purtroppo, una nota positiva è l’interpretazione di Javier Cámara Rodríguez, già visto in Parla con lei nel ruolo di  Benigno e in La mala educacion nel ruolo di Paquito.
Il mio voto è 7.

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