5 aprile 2013

Kurt Cobain vive ancora



Era l’8 Aprile del 1994 quando fu ritrovato il corpo senza vita di Kurt Cobain, frontman dei Nirvana e considerato il massimo esponente della musica grunge di Seattle degli anni ’90.
Il corpo fu ritrovato dall’elettricista Gary Smith recatosi nella casa del cantante sul Lago Washington per installare l’illuminazione di sicurezza e la morte del cantante viene attribuita a 3 giorni prima del ritrovamento, il 5 Aprile.
Vicino al corpo di Cobain fu ritrovato un fucile a pompa e una lettera che secondo molti non rappresenta una lettera di addio al mondo terreno quanto una lettera di addio al mondo della musica.
Nella lettera il cantante cita la frase di Neil Young scrivendo “è meglio bruciare che spegnersi lentamente”, frase presente anche nella canzone dei Queen “Gimme the prize” e inserita nella colonna sonora del film Highlander – L’ultimo immortale.
Nei mesi precedenti tentativi di suicidio e tentativi di disintossicazione avevano portato Cobain a estremizzare in modo radicale la sua visione della vita e la sua depressione.
Il primo di Aprile incontrò per un’ora la figlia Frances Bean presso l’Exodus Medical Center di Los Angeles e nella notte scavalcò un muro, prese un taxi e si recò in aeroporto per raggiungere Seattle.
Nei giorni seguenti fu visto da diverse persone in giro per la città ma parenti e conoscenti più stretti ignoravano dove si trovasse, il 3 Aprile la moglie Courtney Love, anche lei artista dalla vita contrassegnata dall’abuso di stupefacenti e da periodi di profonde crisi di depressione, contattò l’investigatore privato Tom Grant per ritrovare il marito emanando un comunicato sotto il nome della madre di Cobain per denunciarne la scomparsa.
Ciò che successe in seguito è risaputo, la morte di Kurt Cobain sconvolse il mondo della musica mondiale e innescò una serie di inchieste per chiarirne le reali motivazioni, le più accreditate danno come causa la profonda depressione del cantante che iniziava a vivere con oppressione l’enorme successo raggiunto dai Nirvana e il suo disagio nel gestire la fama ottenuta, altre teorie attribuirebbero invece alla moglie Courtney Love la colpa di tale gesto.
Ecco uno stralcio della lettera trovata accanto al corpo di Cobain che ben rappresenta i sentimenti del cantante: "...Ho apprezzato il fatto che io e gli altri abbiamo colpito e intrattenuto tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Io sono troppo sensibile. Ho bisogno di essere un po' stordito per ritrovare l'entusiasmo che avevo da bambino. Durante gli ultimi tre nostri tour sono riuscito ad apprezzare molto di più le persone che conoscevo personalmente e i fans della nostra musica, ma ancora non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l'empatia che ho per tutti. C'è del buono in ognuno di noi e penso che io amo troppo la gente, così tanto che mi sento troppo fottutamente triste. Il piccolo triste, sensibile…”
Kurt Cobain a distanza di 19 anni dalla sua morte, insieme ad artisti come Jim Morrison e Freddy Mercury, rimane per il mondo della musica una leggenda immortale che ha segnato diverse generazioni e continuerà a farlo nel corso degli anni.
L’album Nevermind, il secondo dei Nirvana, è ritenuto uno degli album fondamentali della storia della musica rock e si classificò alla posizione 17 nella lista dei 500 Migliori Album secondo la rivista Rolling Stones.
L’ultima apparizione televisiva della formazione di Seattle in Italia è durante la trasmissione Tunnel di Rai3 di Serena Dandini in cui presentarono dal vivo la canzone Serve the servants.



Degno di una segnalazione particolare è il film Last Days del regista Gus Van Sant, del 2005, la pellicola utilizzando nomi di finzione prende ispirazione dagli ultimi giorni di vita di Kurt Cobain.

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