Era l’8 Aprile del 1994 quando fu ritrovato il corpo senza
vita di Kurt Cobain, frontman dei Nirvana e considerato il massimo esponente
della musica grunge di Seattle degli anni ’90.
Il corpo fu ritrovato dall’elettricista Gary Smith recatosi
nella casa del cantante sul Lago Washington per installare l’illuminazione di sicurezza
e la morte del cantante viene attribuita a 3 giorni prima del ritrovamento, il
5 Aprile.
Vicino al corpo di Cobain fu ritrovato un fucile a pompa e
una lettera che secondo molti non rappresenta una lettera di addio al mondo
terreno quanto una lettera di addio al mondo della musica.
Nella lettera il cantante cita la frase di Neil Young
scrivendo “è meglio bruciare che spegnersi lentamente”, frase presente anche
nella canzone dei Queen “Gimme the prize” e inserita nella colonna sonora del
film Highlander – L’ultimo immortale.
Nei mesi precedenti tentativi di suicidio e tentativi di
disintossicazione avevano portato Cobain a estremizzare in modo radicale la sua
visione della vita e la sua depressione.
Il primo di Aprile incontrò per un’ora la figlia Frances
Bean presso l’Exodus Medical Center di Los Angeles e nella notte scavalcò un
muro, prese un taxi e si recò in aeroporto per raggiungere Seattle.
Nei giorni seguenti fu visto da diverse persone in giro per
la città ma parenti e conoscenti più stretti ignoravano dove si trovasse, il 3
Aprile la moglie Courtney Love, anche lei artista dalla vita contrassegnata
dall’abuso di stupefacenti e da periodi di profonde crisi di depressione,
contattò l’investigatore privato Tom Grant per ritrovare il marito emanando un
comunicato sotto il nome della madre di Cobain per denunciarne la scomparsa.
Ciò che successe in seguito è risaputo, la morte di Kurt
Cobain sconvolse il mondo della musica mondiale e innescò una serie di
inchieste per chiarirne le reali motivazioni, le più accreditate danno come causa
la profonda depressione del cantante che iniziava a vivere con oppressione l’enorme
successo raggiunto dai Nirvana e il suo
disagio nel gestire la fama ottenuta, altre teorie attribuirebbero invece alla
moglie Courtney Love la colpa di tale gesto.
Ecco uno stralcio della lettera trovata accanto al corpo di
Cobain che ben rappresenta i sentimenti del cantante: "...Ho apprezzato il fatto che io e gli altri abbiamo colpito e
intrattenuto tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che
apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Io sono troppo sensibile. Ho
bisogno di essere un po' stordito per ritrovare l'entusiasmo che avevo da
bambino. Durante gli ultimi tre nostri tour sono riuscito ad apprezzare molto
di più le persone che conoscevo personalmente e i fans della nostra musica, ma
ancora non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l'empatia che
ho per tutti. C'è del buono in ognuno di noi e penso che io amo troppo la
gente, così tanto che mi sento troppo fottutamente triste. Il piccolo triste,
sensibile…”
Kurt Cobain a distanza di 19 anni dalla sua morte, insieme
ad artisti come Jim Morrison e Freddy Mercury, rimane per il mondo della musica
una leggenda immortale che ha segnato diverse generazioni e continuerà a farlo
nel corso degli anni.
L’album Nevermind, il secondo dei Nirvana, è ritenuto uno
degli album fondamentali della storia della musica rock e si classificò alla
posizione 17 nella lista dei 500 Migliori Album secondo la rivista Rolling
Stones.
L’ultima apparizione televisiva della formazione di Seattle
in Italia è durante la trasmissione Tunnel di Rai3 di Serena Dandini in cui
presentarono dal vivo la canzone Serve the servants.
Degno di una segnalazione particolare è il film Last Days
del regista Gus Van Sant, del 2005, la pellicola utilizzando nomi di finzione
prende ispirazione dagli ultimi giorni di vita di Kurt Cobain.
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