E’ un dato di fatto che per me i Depeche Mode potrebbero
anche uscire con il loro album peggiore ma non riuscirei forse a parlarne male,
il fatto è anche che i Depeche Mode a quattro anni di distanza dal loro
fortunatissimo Sounds of the universe ritornano sfoggiando un album che va oltre le
aspettative, un album corposo ed intenso dall’inizio alla fine, senza cadute di
stile e che dimostra come la band sia ancora e sempre in grado di comporre
album di ottima qualità e in linea con la loro produzione del passato.
Delta Machine si presenta incalzante fin dalla prima traccia
Welcome to my world, Gahan sembra voler dare il benvenuto all’ascoltatore in
questo nuovo viaggio con un tono quasi minimal ma che scopre senza remore il
lato elettro e sintetico dell’intero album.
Si prosegue con Angel, una ballata dai toni dark e con un
suono perfetto tipico dei Depeche Mode, la voce di Gahan carica di forza ci
accompagna verso Angel, primo singolo dell’album, e diventa la protagonista
assoluta di questo pezzo che sfiora la perfezione.
Tornano i suoni sintetici e che iniziano a farci pensare alle
sonorità dei Depeche Mode degli anni passati, Secret to the end, pezzo che
descrive con rabbia la fine di un amore travolge l’ascoltatore con suoni rock
perfettamente miscelati all’elettronica, uno dei pezzi migliori di Delta
Machine senza dubbio.
My little universe, ritmo costante e continuo, rievocazione
dei suoni legati a Violator, se si escludesse la voce si potrebbe pensare a
qualcosa di molto vicino ai suoni più tecnologici dei Radiohead ci traghetta
verso la lenta e sensuale Slow, la canzone che ti fa pensare che senza i
Depeche Mode la musica non sarebbe la stessa.
Broken forse non dice nulla di nuovo, chitarra suonata
magistralmente da Martin Gore e ritornello tutto da cantare e che sicuramente
live renderà alla perfezione apre al pezzo che forse prenderà il posto o verrà
cantata insieme ad Home da Martin da solo sul palco, The children inside, una
carezza in musica.
L’album riparte subito dopo in quarta con la stupenda Soft
touch/Raw nerve, ritmo quasi industrial che rievoca Behind the wheel per un
pezzo carico di energia che avrà una potente presa live con Gahan sicuramente
già mezzo denudato che si muove per il palco facendo impazzire i fan.
Should be higher, brano non inciviso e che lascia abbastanza
indifferenti rispetto al resto dell’album ci accompagna verso una atmosfera e
una tensione che ricorda vagamente alcune composizioni di Reznor, legate ad una
certa cupezza di fondo molto incivisa e che non arriva mai al culmine che ti
aspetti da un momento all’altro.
Soothe my soul, altro singolo di Delta Machine, funziona, è
una gran bella canzone, forse la Personal Jesus degli anni 2000, in questo
pezzo c’è tutto ciò che ci aspetta dai Depeche Mode, la voce di Dave Gahan, la
chitarra di Martin Gore, l’influenza elettronica che ci riporta alle
sperimentazione del passato e un ritornello che ti entra subito in testa e che
uscirà difficilmente.
L’album si chiude con Goodbye, un finale perfetto, che
chiude un album nel complesso eccellente che ti avvolge e ti accompagna per 13
brani dove la sperimentazione rimane la protagonista assoluta, Delta Machine si
inserisce perfettamente nel nuovo corso che i Depeche Mode hanno intrapreso dal
2001 con Exciter e continuano a farlo con grande stile confermandosi una delle migliori
band esistenti nel mondo della musica.
Il Delta Machine Tour 2013 partirà dall’Europa il 4 Maggio
da Nizza e arriverà in Italia per due attesissimi show il 18 Luglio allo Stadio
San Siro di Milano e il 20 allo Stadio Olimpico di Roma.
Ma non era sounds of universe quello prima di delta machine? Playng the angel è del 2005!!
RispondiEliminaEli
Riveduto e corretto, grazie per la segnalazione!
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