5 aprile 2013

Depeche Mode, ritorno in gran stile con Delta Machine


E’ un dato di fatto che per me i Depeche Mode potrebbero anche uscire con il loro album peggiore ma non riuscirei forse a parlarne male, il fatto è anche che i Depeche Mode a quattro anni di distanza dal loro fortunatissimo Sounds of the universe ritornano sfoggiando un album che va oltre le aspettative, un album corposo ed intenso dall’inizio alla fine, senza cadute di stile e che dimostra come la band sia ancora e sempre in grado di comporre album di ottima qualità e in linea con la loro produzione del passato.
Delta Machine si presenta incalzante fin dalla prima traccia Welcome to my world, Gahan sembra voler dare il benvenuto all’ascoltatore in questo nuovo viaggio con un tono quasi minimal ma che scopre senza remore il lato elettro e sintetico dell’intero album.
Si prosegue con Angel, una ballata dai toni dark e con un suono perfetto tipico dei Depeche Mode, la voce di Gahan carica di forza ci accompagna verso Angel, primo singolo dell’album, e diventa la protagonista assoluta di questo pezzo che sfiora la perfezione.
Tornano i suoni sintetici e che iniziano a farci pensare alle sonorità dei Depeche Mode degli anni passati, Secret to the end, pezzo che descrive con rabbia la fine di un amore travolge l’ascoltatore con suoni rock perfettamente miscelati all’elettronica, uno dei pezzi migliori di Delta Machine senza dubbio.
My little universe, ritmo costante e continuo, rievocazione dei suoni legati a Violator, se si escludesse la voce si potrebbe pensare a qualcosa di molto vicino ai suoni più tecnologici dei Radiohead ci traghetta verso la lenta e sensuale Slow, la canzone che ti fa pensare che senza i Depeche Mode la musica non sarebbe la stessa.
Broken forse non dice nulla di nuovo, chitarra suonata magistralmente da Martin Gore e ritornello tutto da cantare e che sicuramente live renderà alla perfezione apre al pezzo che forse prenderà il posto o verrà cantata insieme ad Home da Martin da solo sul palco, The children inside, una carezza in musica.
L’album riparte subito dopo in quarta con la stupenda Soft touch/Raw nerve, ritmo quasi industrial che rievoca Behind the wheel per un pezzo carico di energia che avrà una potente presa live con Gahan sicuramente già mezzo denudato che si muove per il palco facendo impazzire i fan.
Should be higher, brano non inciviso e che lascia abbastanza indifferenti rispetto al resto dell’album ci accompagna verso una atmosfera e una tensione che ricorda vagamente alcune composizioni di Reznor, legate ad una certa cupezza di fondo molto incivisa e che non arriva mai al culmine che ti aspetti da un momento all’altro.
Soothe my soul, altro singolo di Delta Machine, funziona, è una gran bella canzone, forse la Personal Jesus degli anni 2000, in questo pezzo c’è tutto ciò che ci aspetta dai Depeche Mode, la voce di Dave Gahan, la chitarra di Martin Gore, l’influenza elettronica che ci riporta alle sperimentazione del passato e un ritornello che ti entra subito in testa e che uscirà difficilmente.
L’album si chiude con Goodbye, un finale perfetto, che chiude un album nel complesso eccellente che ti avvolge e ti accompagna per 13 brani dove la sperimentazione rimane la protagonista assoluta, Delta Machine si inserisce perfettamente nel nuovo corso che i Depeche Mode hanno intrapreso dal 2001 con Exciter e continuano a farlo con grande stile confermandosi una delle migliori band esistenti nel mondo della musica.
Il Delta Machine Tour 2013 partirà dall’Europa il 4 Maggio da Nizza e arriverà in Italia per due attesissimi show il 18 Luglio allo Stadio San Siro di Milano e il 20 allo Stadio Olimpico di Roma. 

2 commenti:

  1. Ma non era sounds of universe quello prima di delta machine? Playng the angel è del 2005!!
    Eli

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  2. Riveduto e corretto, grazie per la segnalazione!

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